Se amiamo avventurarci nella natura più profonda e selvaggia, sicuramente ci sarà capitato di trovarci davanti ad alcuni tratti dove pedalare è davvero difficile se non impossibile. Ecco allora che ci può venire in soccorso la tecnica del portage in bici. Nato come metodo di trasporto delle barche via terra da un corso navigabile a un altro, il significato del portage si è poi espanso verso alcune discipline sportive quali lo sci alpinismo o il ciclismo (o ciclo-alpinismo). Per superare i tratti più sconnessi e impervi, talvolta non basta camminare accanto alla bici spingendola, ma occorre caricarla in spalla.
“Girovaganzo”, al secolo Giovanni Ganzerli, si definisce “appassionato di outdoor a 360 gradi e in particolare di gravel, viaggi, lunghe distanze, ma anche birrette e colazioni!”. Le sue avventure a pedali sono sempre nuove sfide per godere della natura e giocare con i propri limiti.
Spesso si è trovato ad affrontare tratti di portage in bici e quindi gli abbiamo chiesto di svelarci alcuni trucchi del mestiere.
Come ti sei approcciato al portage in bici?
Mi sono imbattuto nel portage in bici un po’ per caso. Ho scoperto il mondo del gravel proprio a partire dalla sua versione più “estrema” che ha come scopo quello di portare la bicicletta su percorsi che con la vera definizione di gravel hanno poco a che fare. Ma come sappiamo tutti “il gravel non esiste”.
Mi sono quindi trovato un po’ per forza e un po’ per scelta davanti a situazioni di portage forzato dettato dagli eventi a cui ho partecipato. Poi, ho cominciato a vedere questo approccio come una vera e propria opportunità per ampliare ancora di più le possibilità di pianificazione e di scoperta di luoghi, percorsi e paesaggi che normalmente non sarebbero a portata di bici.
Da qui, ho iniziato ad includere anche volontariamente tratti di portage in bici (anche detto hike-a-bike) più o meno lunghi all’interno dei miei percorsi.
Come si è evoluta la tua tecnica nel tempo? Quali sono i metodi che hai provato?
Se devo affrontare occasioni brevi e sporadiche qualsiasi tecnica può andar bene per superare quel tratto e risalire in sella. Quando, però, le occasioni e la lunghezza di questi tratti cominciano ad aumentare sarebbe opportuno cominciare a prendere le dovute precauzioni per uscirne indenni.
Se usiamo la fantasia possiamo trovare infinite tecniche e soluzioni che possono essere raggruppate in tre categorie: a spinta, a carico e in spalla.
Quando parliamo di portage in bici a spinta, ci riferiamo a quelle situazioni in cui si accompagna la bici facendola scorrere sul terreno. In questi casi la possiamo afferrare per il manubrio, per lo stem (attacco manubrio) o per la sella e il reggisella nei casi di maggiore pendenza.
Il vantaggio principale di questa tecnica è che non dobbiamo sollevare la bici e quindi non ne subiremo il peso. È generalmente indicata per brevi tratti di portage su sentieri larghi e battuti senza la presenza di ostacoli quali ad esempio gradini, pietre o tronchi.
La seconda categoria, bici a carico, si riferisce alle situazioni in cui la bici viene alzata da terra, ma senza portarla fin sulle spalle. Anche in questo caso ci sarebbero svariate tecniche, ma la migliore rimane a mio avviso quella di sfruttare il fodero che collega la guarnitura alla cassetta.
In questo modo utilizzeremo una sola mano potendoci comunque aiutare appoggiando la sella sulla spalla e, soprattutto, saremo sempre pronti a riappoggiare la bici a terra in caso di necessità.
Questa tecnica è generalmente indicata per brevi tratti di portage in cui le circostanze non permettono la spinta della bici (presenza di ostacoli, gradini, sassi, guadi, ponticelli,…) o da alternare a quest’ultima per dividere lo sforzo.
Infine, l’ultima categoria è quella del portage in bici a spalla. Prevede di sollevare la bici da terra e portarla fin sulle spalle o caricarla sullo zaino.
Sul mercato possiamo trovare accessori appositi per caricare la bicicletta sulle spalle in modo rapido, semplice e comodo. Per gli amanti del portage in bici consiglio l’Hike-A-Bike Harness di Restrap: l’ accessorio realizzato ad-hoc per caricare la bici a spalla.
Oppure, senza accessori appositi, possiamo sempre utilizzare un cordino per legare la bici ad un qualsiasi zaino (es. zaino idrico) sfruttando gli spallacci per trasportarla.
Se non siamo dotati di zaini, cordini nè accessori dedicati, possiamo caricare la bici in spalla semplicemente afferrandola per stelo e pedivella sinistri e capovolgendola sottosopra mentre la si porta sulle spalle appena dietro il collo.
La tecnica del portage in bici “a spalla” è davvero l’unica che può salvarci dalle situazioni più estreme quali sentieri alpini stretti ed esposti, sentieri accidentati e/o con pendenze eccezionali. Il vantaggio principale è quello di sfruttare le spalle per distribuire il peso su tutto il corpo avendo entrambe le mani libere.
Tra tutte queste modalità, quale ti senti di consigliare e perché?
Come abbiamo visto, le tecniche potrebbero essere infinite ed individuarne una migliore sarebbe molto difficile poiché entrano in gioco tantissimi fattori. Tra questi vi sono per esempio la lunghezza del segmento, la tipologia di superficie, le circostanze naturali-paesaggistiche, il peso della bici, la presenza e la tipologia di borse (bikepacking o cicloturismo),…
In generale, però, la mia esperienza mi ha insegnato che sollevare la bici è la soluzione migliore per risparmiare energie per affrontare un tratto medio-lungo. Ancora meglio, in realtà, sarebbe alternare tratti di bici a spinta con tratti di bici in spalla in modo da variare anche i muscoli e le parti del corpo sollecitate e distribuire meglio lo sforzo.
Quando si tratta di spingere la bici ognuno può scegliere la tecnica che preferisce e adottare la posizione più comoda. Ma per sollevarla consiglio (quando possibile) di sfruttare le spalle, cosi possiamo scaricare e distribuire il peso e lo sforzo su tutto il corpo evitando, così, di stancare eccessivamente le braccia.
Ti è capitato di fare portage in bici sia in salita che in discesa? Quali sono le differenze?
In genere sui percorsi un po’ più impegnativi e di montagna, la fase di discesa può essere più difficile e pericolosa rispetto alla salita. Il peso e l’ingombro della bici potrebbero rappresentare un problema e un pericolo al quale dobbiamo prestare molta attenzione.
Di base non esistono tecniche specifiche per affrontare la discesa con il portage in bici. La regola d’oro rimane sempre la stessa: non avere fretta.
Durante la tua ultima avventura, la Seven Serpents, hai dovuto affrontare alcuni tratti di portage in bici. In questo caso si trattava di un evento “a tempo” e il tuo equipaggiamento era essenziale, tali aspetti ha cambiato il tuo approccio?
Negli eventi unsupported di bikepacking, soprattutto quelli più “competitivi” come la “Seven Serpents”, i segmenti di portage vengono dichiarati subito a tutti i partecipanti. Abbiamo sempre tutto il tempo necessario per calcolarli, programmarli e prepararci di conseguenza.
Più che sul tempo il portage incide molto sulla fatica fisica e soprattutto mentale. Proprio per questo è necessario allenarsi e prepararsi adeguatamente per evitare di subirlo anziché fronteggiarlo.
A livello di equipaggiamento la presenza di segmenti di portage implica in un primo luogo una maggior attenzione al peso complessivo della bicicletta. Parallelamente anche la scelta della tipologia di borse ricade quasi obbligatoriamente sul bikepacking.
Infine, nel caso in cui i segmenti di portage siano frequenti e piuttosto lunghi, consiglio fortemente l’utilizzo di uno zaino. Questo, oltre a facilitare il trasporto della bici stessa, permette di alleggerire la bici avendo borse più piccole e compatte.
Possiamo seguire “Girovanganzo” per i suoi viaggi e le sue avventure su Instagram e YouTube, possiamo trovare i suoi percorsi su komoot e ogni altra curiosità su suo sito girovaganzo.bike