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Crollo in Marmolada, un segnale da cogliere

La Dott.ssa Marina Baldi, climatologa del CNR, risponde alle nostre domande sulle cause della tragedia.

Scritto il
da Luca Tessore

Il distacco di una porzione del seracco pensile sul ghiacciaio della Marmolada, con un fronte del crollo nell’area di distacco di circa 90 metri di lunghezza per un’altezza massima di 40 metri e un volume complessivo di materiale crollato stimato in circa 300.000 m³ (fonte dati ARPAV_4 luglio 2022), è stato uno di quegli eventi che solitamente cataloghiamo come eccezionali. Per capire cosa è accaduto e riflettere sulle condizioni dei ghiacciai abbiamo deciso di intervistare la Dottoressa Marina Baldi climatologa presso il CNR.

Dott.ssa Marina Baldi climatologa presso il CNR

L’evento del 3 luglio è stato qualcosa di eccezionale, non tanto per i volumi di ghiaccio e di detriti scivolati verso valle, ma piuttosto per la dinamica che ha causato il distacco.

Qual è stata la causa del crollo del seracco in questo caso?

Non sono soltanto le temperature di questi ultimi giorni registrate a Punta Rocca (n.d.r. quota stazione 3265 m.) abbondantemente positive, fino a picchi di oltre 10°C., ad aver provocato il distacco del seracco; è un po’ tutto il mese che si registrano temperature elevate. L’altro fattore incidente è stato sicuramente un mancato apporto di precipitazioni nevose durante l’inverno scorso che ha fatto registrare, fra l’altro, temperature elevate per la stagione. Nello specifico il distacco è avvenuto a quota 3200 metri, il seracco è letteralmente scivolato sull’acqua di fusione proveniente dal ghiacciaio stesso. Durante il suo percorso verso valle, la massa distaccatasi, ha trascinato con sé roccia e sabbia compiendo un dislivello massimo di 700 metri. Probabilmente il processo era in atto già da tempo, da giorni, settimane o addirittura mesi.”

Foto aerea del seracco pensile in località Punta Rocca. Il fronte del distacco ha una lunghezza stimata di 90 metri per un’altezza massima di 40 m, per un volume complessivo di materiale crollato stimato in circa 300.000 m³ (fonte ARPA Veneto_4 luglio 2022). Si può notare il piano di scivolamento. Inoltre il colore della superficie del ghiacciaio stesso, tendente al grigio, evidenzia il mancato apporto di neve durante la scorsa stagione invernale

Un ghiacciaio necessita di nutrimento per poter controbilanciare le inevitabili perdite di massa della stagione estiva. Inverni miti e scarsi di precipitazioni come questo appena passato determinano fusioni accelerate e maggiore instabilità della struttura glaciale.

 

Quali sono i segnali che ci suggeriscono una forte attività di fusione?

Possiamo dire che il ruscellamento è un segnale importante per capire che si sta muovendo qualcosa, soprattutto quando questo è oltre i 3000 metri di quota. Anche soltanto il rumore, talvolta molto forte, deve essere un campanello d’allarme che indica un ruscellamento sotto lo strato di ghiaccio. Tuttavia, questi fenomeni sono un po’ come i terremoti, magari ci sono dei segnali, ma non si possono prevedere come e quando avvengono i singoli eventi. A differenza di alcune situazioni dove ha senso chiudere al pubblico l’accesso all’area, come per esempio per le valanghe invernali e primaverili, dove i distacchi diventano molto probabili magari in seguito a forti nevicate, per i seracchi attivarsi in questo senso è più difficile ed ancor di più durante il periodo estivo, quando i classici bollettini valanghe cessano di essere pubblicati. In ogni caso, chiunque colga questi segnali è bene che lo riferisca agli uffici di competenza”.

 

Sappiamo che i ghiacciai sono sotto osservazione da anni, nello specifico per quello della Marmolada è da fine ‘800 che si rilevano dati, in particolare sul suo fronte sempre più arretrato.

Esiste un monitoraggio specifico per le seraccate?

Sì, ci sono strumenti che monitorano i seracchi. Ad esempio per mezzo di foto satellitari o tramite il sorvolo con i droni. Sulle Alpi occidentali, ci sono seracchi sotto osservazione da anni; c’è quindi un monitoraggio continuo che andrà sicuramente intensificato perché le condizioni sono sempre più rischiose. Si pensi, ad esempio al Ghiacciaio di Planpincieux, nel massiccio del Monte Bianco, che incombe sulla Val Ferret in Val d’Aosta, il cui movimento viene monitorato attentamente e da tempo.

Seracco del ghiacciaio Planpincieux ai piedi del Monte Bianco in Val Ferret (foto: Fondazione Montagna Sicura – Courmayeur)

Attualmente occorre monitorare con particolare attenzione la zona della seraccata di Punta Rocca, in quanto c’è ancora l’equivalente di due campi da calcio colmi di ghiaccio ancorati alla montagna su una parete a 45° d’inclinazione che destano preoccupazione.

In rosso l’area del distacco del seracco in località Punta Rocca sulla Marmolada la cui inclinazione è pari a circa 45°.

La montagna sta attraversando un adattamento alle condizioni climatiche contemporanee, l’eccezionalità di eventi come quello accaduto sul ghiacciaio della Marmolada ci può far riflettere su quanto possano essere delicati certi equilibri in natura e su quanto possano essere mutevoli le condizioni in ambiente glaciale.


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