Sempre più spesso facciamo affidamento su dispositivi GPS quando dobbiamo orientarci in zone che non conosciamo e questo è vero anche in montagna. Ormai esistono tantissime app e dispositivi che ci possono aiutare a seguire un determinato percorso e sono tutti strumenti utilissimi e che è opportuno imparare ad usare (ne ho parlato in questo articolo). Chi mi conosce però sa, forse per via della mia formazione in terra britannica, che sono una grande sostenitrice del buon vecchio metodo analogico, e cioè bussola e cartina. Questo articolo non vuole essere una guida per imparare a orientarsi con la bussola o per imparare a leggere la cartina (ne ho già parlato qui). È destinato, invece, a quelle persone che lo sanno già fare ma che spesso incappano in qualche errore. Ecco, quindi, alcuni trucchi per migliorare l’orientamento e non perdersi mai.. o quasi.
Consigli per migliorare l’orientamento
Il trucco fondamentale è quello di essere preparati, sempre. Preparati per le condizioni atmosferiche ma anche per la complessità del terreno e per altri vari imprevisti che potrebbero presentarsi durante un’escursione. Questi sono alcuni consigli che mi hanno reso la vita più semplice in varie occasioni.
Per prima cosa, ancora prima di lasciare casa è importante costruire una “storia” di quello che andremo a fare in montagna, del percorso che andremo a seguire. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo creare nella nostra testa un’idea del percorso, del terreno, delle varie opzioni, delle vie di uscita, delle possibili sezioni complicate, eccetera. In modo da essere preparati e non farsi cogliere di sorpresa. Una volta sul campo saremo in grado di verificare quella storia e seguirla. Se capiterà di sbagliare strada e di imbattersi in qualcosa che non era compreso nella nostra storia, avremo più probabilità di accorgercene in tempo e rimediare al nostro errore.
Un altro trucco utile è quello di prepara la cartina già aperta e piegata in modo da mostrare la zona di interesse. Al momento del bisogno sarà più facile da usare, invece che dover aprire una cartina e magari doverlo fare sotto la pioggia o mentre tira vento. Un’altra opzione è quella di stampare o fotocopiare solo la zona di cui abbiamo bisogno. In questo caso, però, è importante aver consultato l’intera cartina in precedenza, in modo da avere un’idea generale dell’ambiente che ci circonda. Altro consiglio è quello di fare una stampa o una copia di alta qualità, per evitare che vadano persi i dettagli della cartina.
Una volta sul campo, dedicare il giusto tempo a prendere familiarità con il terreno. Ciò significa studiare la mappa e confrontare quello che vediamo con la “storia” di cui parlavo prima, orientare la mappa con il terreno su cui ci troviamo e riconoscere sul terreno i punti fondamentali (ad esempio una cima, o una valle, oppure un fiume). È inoltre importante familiarizzarsi con le caratteristiche del terreno che incontreremmo se dovessimo sbagliare strada (le cosiddette catching features), e che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme nella nostra testa. Mi spiego meglio: se la mia storia comprende camminare in salita per un’ora, e dopo mezz’ora mi accorgo che sto camminando in discesa, questo dovrebbe mettermi in guardia e farmi pensare che forse sto andando nella direzione sbagliata. In questo caso è importante fermarsi e fare il punto della situazione e, se necessario, tornare indietro.
Per concludere, l’orientamento in montagna richiede non solo competenze tecniche, ma anche una buona dose di preparazione pratica e mentale. Costruire una “storia” del percorso, utilizzare correttamente la cartina e imparare a riconoscere le caratteristiche del terreno sono strategie fondamentali per evitare di perdersi. È importante ricordare che la montagna può riservare sorprese, e la chiave per affrontarle è sempre l’anticipazione. Una buona preparazione e una buona tecnica di orientamento sono la soluzione per la riuscita di ogni escursione.