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Casco da bici: pro e contro. Diverse correnti a confronto

La sua irrefragabile utilità e un accenno al dibattito sull’obbligatorietà: facciamo una breve panoramica sull’utilizzo del casco da bici

Scritto il
da Martina Tremolada

Il dibattito sulla reale utilità del casco da bici è aperto ormai da svariato tempo. Si può affermare che la sicurezza dei ciclisti dipenda, oggettivamente, dal proprio atteggiamento e da quello degli altri utenti della strada. L’interrogativo su cui ci si arrovella riguarda la reale incidenza che il casco da bici può avere sulla sicurezza. Cerchiamo di passare in rassegna le argomentazioni salienti dei pro e dei contro e cercare di formarci una nostra idea, il più possibile scevra di estremismi.

La finalità del casco da bici: proteggere il ciclista

Ce ne accorgiamo anche quando andiamo in moto o quando sciamo: il casco ha una sua utilità reale di protezione del cranio. La sicurezza del casco è data dalla sua capacità di assorbimento e di protezione, garantita dalla certificazione. È sempre bene, quindi, comprare un casco le cui caratteristiche siano fedeli alle normative europee.

È anche vero che, in alcune situazioni, il casco non può evitare danni gravi. Per gli urti molto violenti, anche il miglior casco può non riuscire a proteggere completamente l’utente. In ogni caso, questa asserzione non sembra convincere a non utilizzare mai il casco: gli impatti estremi rimangono tali sia con che senza protezioni, ma ci può dare una possibilità in più di salvezza per le collisioni di media intensità. Alcuni studi (https://www.ntsb.gov/news/events/Documents/2019-DCA18SS002-BMG-4-MitigatingHeadInjury.pdf)  hanno dimostrato, infatti, che indossare il casco riduce di circa il 60 per cento la possibilità di un grave trauma alla testa.

In Olanda, uno dei paesi leader nell’uso della bicicletta, uno studio condotto da un team di neurologi e chirurghi traumatologici ha rivelato, inoltre, che indossare il casco in bici riduce gli infortuni fatali del 70%. (https://road.cc/content/news/dutch-neurologists-call-cyclists-wear-helmets-286871). Gli stessi medici olandesi ricordano quanto sia fondamentale l’utilizzo del casco quando si pedala perché il recupero dalla lesione cerebrale è molto limitato: il cervello – a differenza di altri organi – ha riserve limitate. I cervelli non possono crescere o ripararsi con l’aiuto della chirurgia.

Le tesi contrarie

L’evidenza degli studi scientifici porta aduna estrema, se non assoluta, difficoltà di contraddire l’efficacia del casco nella protezione del cranio, ma per quanto riguarda il volto? Un gruppo di chirurghi maxillo-facciali tedeschi ha evidenziato le lacunosità del casco quando si tratta di proteggere il volto e lo scheletro facciale. Questa non crediamo possa essere una ragione per non indossare il casco, ma semmai per attendere speranzosi miglioramenti per la protezione di tutta la testa.

Indossare il casco e, quindi, immaginare di avere un elmo che ci protegga in qualsiasi situazione, potrebbe dare al ciclista un falso senso di sicurezza spingendolo, di fatto, ad assumersi dei rischi che non si sarebbe assunto se fosse stato più esposto. Questa è una delle motivazioni che adducono coloro che non sono completamente favorevoli all’uso del casco. Ci sembra di poter intravedere un fondo di verità, ma ci sembra altrettanto verosimile immaginare che i pericoli, sui sentieri o in strada, sono vari e sempre dietro l’angolo, tanto da tenere alta la soglia di attenzione.

Altre teorie adducono motivazioni ancora più estreme quali per esempio che la soglia di attenzione degli automobilisti potrebbe diminuire nel vedere un ciclista con il casco o che il casco stesso, aumentando il volume intorno al cranio, creerebbe uno spazio d’urto maggiore. Seguendo questi ragionamenti, quindi, il casco arriverebbe a risultare dannoso. Stando a quanto analizzato in apertura, però, ci sembra evidente che non possa considerarsi dannoso un dispositivo di protezione.

Il dibattito sull’obbligatorietà del casco

Se per l’utilità le tesi contrarie sono abbastanza deboli e la convinzione della reale utilità del casco per proteggere il cranio è ormai diffusa, altrettanto non si può dire sull’obbligatorietà del casco da bici. Per questo tema, il dibattito è ancora aperto e ci sembra importante che se ne discuta per arrivare a una posizione consapevole e per convincere chi ancora nutre dei dubbi sull’incidenza del casco in caso di urti. Riportiamo, in estrema sintesi, le due posizioni.

Chi si dimostra favorevole a rendere obbligatorio per legge l’uso del casco si ispira all’esempio dato in ambito motociclistico (dove prima non era obbligatorio, poi lo è diventato, e gli incidenti con danni celebrali si sono ridotti) mirando a predisporre tutte le misure possibili per ridurre i danni in caso di incidente.

Coloro che, invece, sono contrari all’obbligatorietà per legge asseriscono che questo, tra le altre conseguenze, potrebbe diminuire il numero di ciclisti (soprattutto urbani) perché alcuni non sarebbero disposti a indossare il casco. Questo sarebbe un passo indietro per la teoria della “safety in numbers” secondo la quale se un individuo è parte di un grande gruppo ha meno probabilità di essere vittima di un incidente  (https://fiabitalia.it/safety-in-numbers/).

Una questione di buon senso

Cercando di concludere la nostra analisi, potremmo dire che l’utilizzo del casco si riduce in una questione di buon senso. Se, come sostiene la Fiab (Federazione Italiana Ambiene e Bicicletta), la sicurezza delle città dipende – anche – dal numero di ciclisti in strada, è bene, per questo e per altri motivi, che non si ostacolino le persone nell’utilizzo della bici anche come mezzo di spostamento urbano. Occorrerebbe, però, dare un significato più preciso a  questi “ostacoli”: indossare l’uso del casco difficilmente può essere ritenuto un ostacolo visto i benefici che porta in termini di sicurezza e prevenzione dei gravi traumi.

Anche il direttore generale dell’OMS, Anders Nordström, si è espresso in questo senso indicando la volontà che l’uso del casco diventi una priorità di salute pubblica in tutti i Paesi.

Dopo la mancanza di faretti e catarifrangenti, il mancato utilizzo del casco è la seconda “regola” più infranta dai ciclisti con il 71% di persone che non lo indossano. (https://www.agi.it/cronaca/ciclisti_morti_strada_incidenti_stradali-3237185/news/2017-12-13/)

Una buona educazione stradale è sicuramente necessaria per prevenire incidenti, ma altrettanto fondamentale è avvertire la necessità di protezione personale con l’uso del casco. E se ci troviamo circondati da persone che indossano il casco, sicuramente ci passerà quel possibile imbarazzo iniziale fino ad arrivare a sentirci spogli se pedaliamo con i capelli al vento.


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