La parola “bouldering” deriva dall’inglese “boulder”, e letteralmente significa masso che può essere arrampicato. Il bouldering in italiano è anche chiamato con il termine, un po’ vintage, sassismo o semplicemente boulder. Ma cos’è il boulder? Nei prossimi paragrafi ripercorreremo la storia di questo sport, dov’è nato, in che ambiente si pratica e tanto altro.
Che cos’è il boulder
Iniziamo col capire che cos’è il boulder. L’arrampicata è tra gli sport più adrenalinici, e permette di testare sia la forza fisica che la concentrazione mentale. Ha diverse varianti tra cui il boulder, una disciplina in costante crescita che affascina sempre più scalatori. Il bouldering, o sassismo, è un tipo di arrampicata sportiva che può essere praticata sia indoor in palestre attrezzate con prese e maniglie di diverso colore, che outdoor sui massi o pareti basse. Gli aspetti che caratterizzano questo sport sono essenzialmente tre, vediamo quali.
I massi sui quali viene praticato il boulder sono alti fino ad un massimo di 7/8 metri, anche se nella maggioranza dei casi l’altezza si aggira sui 4 o 5 metri. Alla base della parete è sempre posizionato un materasso, che in gergo tecnico si chiama crash pad, che serve ad attutire eventuali cadute. Inoltre il boulder non necessita dell’utilizzo di imbraghi, caschi e corde, un paio di scarpette e del magnesio sono sufficienti. I climbers possono arrampicare liberamente sia in orizzontale che in verticale senza alcun tipo di protezione. L’unica sicurezza per non farsi male è appunto il crash pad alla base della parete.
In linea di massima può essere considerata una disciplina “solitaria”, anche se a volte, a seconda della linea e dell’ambiente in cui si scala, meglio se con un compagno. Il secondo fa da “spotter”, ed ha il compito di osservare i movimenti di chi sale e spostare il materasso quando necessario.
Le vie di bouldering, chiamate “blocchi”, sono sequenze di pochi movimenti ma tecnicamente e fisicamente più impegnative rispetto alle vie di arrampicata con la corda.
Il sassismo segue un percorso di prese prestabilito fino ad arrivare in cima. Il punto di partenza viene chiamato “start” mentre la presa finale “top”. Il blocco viene considerato chiuso solo quando il top è stato preso con entrambe le mani per qualche secondo.
Rispetto all’arrampicata con la corda il boulder presenta passaggi più brevi ma sforzi molto più intensi, concentrando in pochi movimenti l’essenza della salita. Richiede forza esplosiva ma anche coordinazione e dinamicità, presupposti che lo rendono adatto soprattutto ai giovanissimi.
Dove è nato il boulder
Dal punto di vista storico il boulder può essere considerato come il primo metodo di “allenamento specifico” per chi voleva affrontare le vie lunghe, l’alpinismo e l’arrampicata sportiva, senza essere considerato come una vera disciplina dell’arrampicata. I primi a prendere in considerazione il boulder come una sfumatura dell’arrampicata furono i Bleausard a Fontainebleau negli anni ’40. La zona abbondava, e abbona tutt’oggi, di massi eccezionali, e non potevano che fare di questo sport una vera e propria disciplina, limitandone però la pratica all’interno della zona.
Qualche anno più tardi negli Stati Uniti un climber di nome John Gill iniziò a dedicarsi esclusivamente alla pratica del boulder, e ad allenarsi per migliorare le prestazioni sui massi. Può essere considerato un visionario di questo sport, introducendo anche l’uso della magnesite per avere una migliore aderenza sulla roccia. Pur mettendoci impegno e coinvolgendo gli altri scalatori, negli anni Cinquanta e Sessanta la mentalità per questo sport era molto chiusa, snobbando il boulder come un modo diverso di arrampicare su roccia. Verso gli anni ’70 le cose cambiarono, ed il boulder iniziò a svilupparsi in maniera preponderante nello Yosemite. Tra i più importanti contribuenti allo sviluppo dell’area è John “Vermin” Sherman, aprendo circa 500 blocchi di difficoltà diverse. Negli anni ’90 viene pubblicata anche la prima guida dell’area di Hueco Tanks, attirando boulderisti da tutto il mondo e consacrandola a mecca del sassismo.
A partire da quegli anni il boulder è cresciuto parallelamente all’arrampicata sportiva, forse superandola a livello di persone praticanti questa disciplina.
La tecnica nel boulder
Nel boulder la tecnica svolge un ruolo fondamentale. La forza fisica e l’allenamento sono essenziali ma, la capacità di eseguire dei movimenti in maniera efficiente è ancora più importante. Una buona tecnica, infatti, consente anche di compensare la mancanza di forza e di risparmiare energia.
La tecnica nel sassismo è l’insieme del controllo del corpo, dell’equilibrio, della tenenza sulle prese, delle posizioni e la pianificazione dei movimenti.
Per avere una buona tecnica ci vuole pratica ma soprattutto dobbiamo dare tempo al nostro corpo. Tempo di scoprire nuovi movimenti e modi per affrontare i blocchi, e anche per migliorare costantemente le proprie abilità.
Il boulder è uno sport stimolante che permette ai climbers di provare l’arrampicata in un contesto diverso dal solito e molto più esplosivo. Pur essendo diverso dalla scalata classica, il sassismo è un’ottima introduzione alle vie verticali, grazie alla sua relativa facilità di approccio e alla sempre maggiore quantità di appassionati. Se vuoi approcciarti al mondo dell’arrampicata ma non hai ancora un compagno di fiducia o non sai da dove iniziare, il bouldering potrebbe fare al caso tuo. Divertimento e socializzazione sono garantiti!