outdoortest.it GUIDA ALL'ACQUISTO DEI TUOI ATTREZZI SPORTIVI
OUTDOORTEST

TORNA AL MAGAZINE

Manca l’acqua: come sopravvivono i rifugi?

Abbiamo chiesto ad alcuni rifugisti come si stanno preparando alla nuova stagione

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Il tema della carenza d’acqua è ormai sulla bocca di tutti, e con esso la questione della siccità in montagna. In tanti parlano dell’inverno appena passato, che ha portato con sé ben poche precipitazioni, o ancora dell’aumento delle temperature e della conseguente fusione dei ghiacciai. E se è vero che le conseguenze del cambiamento climatico si stanno manifestando per prime proprio sulle nostre montagne, allora la domanda sorge spontanea: cosa ne sarà dei rifugi alpini? Come potranno sopravvivere?

L’abbiamo chiesto a quattro rifugisti delle Dolomiti, che ci hanno aiutato a capire meglio la situazione.

ph. Filippo Frizzera Rifugio Pedrotti
ph. Filippo Frizzera Rifugio Pedrotti

Quanto è importante l’acqua per un rifugio?

Raffaele Alimonta, proprietario del Rifugio Alimonta, nella spettacolare cornice delle Dolomiti di Brenta, ci da una risposta secca e concisa: l’acqua è fondamentale per il funzionamento di un rifugio di montagna, come per qualsiasi altra cosa, e senza acqua non si potrebbe lavorare. “L’acqua è fondamentale per tutto” ci racconta. “Viene usata prevalentemente per i servizi igienici e per la cucina, ma anche per le docce, per i servizi esterni e per la pulizia. Quei rifugi che hanno a disposizione acqua potabile la usano anche per la somministrazione ai clienti.”

È della stessa idea anche Marco Soramaé, gestore del Rifugio Vazzoler, nel gruppo del Civetta. Lui, però, usa l’acqua anche per la produzione di energia elettrica attraverso una turbina. La mancanza d’acqua, per lui, sarebbe quindi un doppio problema.

Siccità in montagna
Il Rifugio Locatelli alle Tre Cime di Lavaredo, Trentino-Alto Adige. Ph. Cecilia Mariani

Cosa succederebbe se dovesse mancare l’acqua?

“Sicuramente i primi servizi che risentirebbero della carenza d’acqua sarebbero quelli non essenziali, come le docce e i servizi esterni (quelli destinati a chi non pernotta al rifugio)” continua Raffaele. “È già successo, l’anno scorso, che alcuni rifugi fossero costretti a prendere decisioni in questo senso. Ciò che è sicuro, in ogni caso, è che senza acqua saremmo costretti a chiudere.”

Anche Emma Menardi, gestrice del Rifugio Nuvolau, concorda che il primo servizio a dover essere sospeso in caso di carenza d’acqua sarebbe quello delle docce, che nel suo caso però sono già solo disponibili per i dipendenti. “Potrebbero essere necessari anche dei cambiamenti per quanto riguarda la cucina, ad esempio utilizzare di più la griglia o limitare l’uso della macchina del caffè.”

Per Marco al Rifugio Vazzoler la questione sarebbe ancora più complicata. “Se mancasse l’energia idroelettrica dovremmo compensare con un gruppo elettrogeno, il quale consuma circa 60L/giorno di gasolio, e il trasporto stesso del combustibile diventerebbe un problema, per non parlare dell’impatto ambientale che creerebbe. Se venisse a mancare l’acqua potabile, inoltre, potremmo probabilmente chiudere, in quanto i costi per il trasporto di quest’ultima diventerebbero eccessivi.”

Siccità in montagna
Il Rifugio Croda da Lago sopra Cortina d’Ampezzo, Veneto. Ph. Cecilia Mariani

La carenza d’acqua è stato un problema l’estate scorsa? Come è stato gestito?

Roberta Silva, gestrice del Rifugio Roda di Vael nel gruppo del Catinaccio, e presidente dell’Associazione Gestori Rifugi del Trentino ci risponde così: “È stato un problema per alcuni rifugi, ma fortunatamente non per il mio. Alcuni hanno dovuto chiudere le docce, altri hanno tenuto aperti i bagni a orari alterni, mentre altri ancora hanno ricevuto scorte d’acqua grazie all’elicottero. Il rifugio Pedrotti, invece, ha dovuto spostare i tubi che portavano acqua al rifugio per poter attingere da una nuova sorgente, quando quella vecchia si è svuotata del tutto. Uno scenario che potrebbe riproporsi anche quest’anno.”

Per Emma al Nuvolau la carenza d’acqua è stato un problema per la prima parte dell’estate. “Abbiamo dovuto limitare al minimo l’acqua nei vari lavandini e sciacquoni del bagno e abbiamo modificato il sistema idraulico in modo da recuperare l’acqua della lavabicchieri e del lavandino del bar in modo da riutilizzarla nei bagni. Quando ha ricominciato a piovere siamo riusciti a riempire completamente le nostre cisterne d’acqua piovana (per i bagni appunto) e la fonte di acqua potabile ha finalmente ricominciato a correre. In generale abbiamo fatto molta più attenzione su come utilizzavamo l’acqua.”

Rifugio
Il Rifugio Tuckett nelle Dolomiti di Brenta. Ph. Cecilia Mariani

Come vi state preparando per la nuova stagione?

Raffaele, dal Rifugio Alimonta: “Abbiamo pensato a soluzioni come cisterne temporanee, bagni chimici e raccolta di acqua piovana, ma sono tutte soluzioni temporanee. Inizieremo a lavorare come ogni anno, e giorno per giorno vedremo cosa succederà, è impossibile fare piani. Se ci ritroveremo a metà stagione con poca acqua a disposizione dovremo prendere dei provvedimenti. La cosa più importante per noi è poter rimanere aperti, per poter fornire a chi va in montagna quel servizio necessario e fondamentale soprattutto in caso di emergenza. Dare un tetto sopra la testa e un piatto caldo a tutti quegli alpinisti e quegli escursionisti che frequenteranno le nostre montagne resta la nostra priorità.”

Per Roberta un’altra soluzione potrebbe essere quella di usare piatti compostabili, per ridurre i consumi della lavastoviglie. “Certo, non è una soluzione 100% sostenibile ma ci permetterebbe di rimanere aperti per fornire il servizio primario del rifugio di montagna, che è quello dell’ospitalità, anche e soprattutto in casi di emergenza.”

Emma, al Nuovlau, è riuscita ad aumentare la capacità delle cisterne che raccolgono l’acqua piovana, “in modo da immagazzinare ogni piccolo e grande temporale anche prima dell’apertura. Stiamo cercando di recuperare la maggior parte di acqua possibile per poterla utilizzare nei bagni, da cui deriva il nostro consumo più grande.”

In ogni caso, sono tutti d’accordo nel dire che la carenza d’acqua sarà un problema anche quest’anno, dato lo scarso innevamento portato dall’inverno appena concluso. L’unica speranza è che nevichi ancora questa primavera.

Rifugio Vittorio Sella in Valle d'Aosta
Rifugio Vittorio Sella in Valle d’Aosta. Ph. Cecilia Mariani

Su cosa succederà la prossima estate, e su quale sarà la sorte dei nostri rifugi, non ci sono certezze. La stagione comincerà come al solito, ma è probabile che ci sarà la necessità di prendere delle decisioni strada facendo, speriamo non troppo drastiche. Per ora l’unica cosa concreta su cui si può davvero puntare è la sensibilizzazione di tutte quelle persone che passeranno per i nostri rifugi, per fargli capire la situazione e poter contare sul loro aiuto. Ne parlerò più approfonditamente nel mio prossimo articolo. Staremo a vedere.

 

Un ringraziamento a Raffaele Alimonta, Emma Menardi, Roberta Silva e Marco Soramaé per la collaborazione e la testimonianza.


Potrebbero interessarti anche

Potrebbero interessarti questi prodotti

Altracom s.a.s. di Alfredo Tradati - via Buonarroti 77 I-20063 Cernusco s/N (MI) - P.IVA 05019050961 - info@altracom.eu - Outdoortest.it è una testata giornalistica registrata con Aut.Trib.di Milano n. 127/2020. Direttore Responsabile: Alfredo Tradati

Made by

Pin It on Pinterest