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Il paraschiena non soltanto in motoGP: l’importanza nello sci

Un dispositivo di sicurezza troppo poco diffuso tra gli sciatori, vediamo insieme i vantaggi del suo utilizzo

Scritto il
da Luca Tessore

Siamo abituati a vedere il paraschiena indossato nel mondo delle due ruote, dentro e fuori le competizioni, si può dire da decenni, non si può dire lo stesso per il mondo dello sci alpino. Sebbene esista un obbligo di legge per i minori di 14 anni che praticano sci in pista, questa sembra non suggerire sufficientemente l’importanza di questo dispositivo.

Andiamo a vedere quindi come agisce sulla nostra schiena in caso di urto, e quali tipologie troviamo sul mercato.

Photo by Sonalika Vakili on Unsplash

Partiamo dalla normativa: la norma che sancisce l’omologazione è la CE/EN1621-2 e guarda caso tratta sia i paraschiena per moto che per sci.

Questa definisce due livelli di protezione. Il livello 1 (meno protettivo) deve trasmettere una forza media minore di 18kN e nessun valore singolo deve trasmettere più di 24 kN. Il livello 2 (più protettivo) deve trasmettere una forza media minore di 9 kN e nessun valore singolo deve superare i 12 kN.

Ok, però questi numeri ci dicono poco, vediamo cosa vuol dire in pratica. In buona sostanza senza entrare nel merito di complicate formule che descrivono la cinematica di una caduta, il livello di protezione 1 sarà un dispositivo che assorbirà meno forza d’impatto (i nostri kN) rispetto ai dispositivi di livello 2.

Quindi, se si vuole il massimo della performance in termini di sicurezza sicuramente si dovrà optare per i dispositivi di livello 2. Quando hanno fatto il loro ingresso nel mercato non erano così apprezzati a causa della loro minore libertà di movimento. Oggi si può dire che questo gap tra dispositivi di livello 1 e quelli di livello 2 si è ridotto, merito di materiali e tecnologie sempre più performanti che permettono minori ingombri e rigidità.

Se vogliamo fare un focus importante dobbiamo ritornare su quella esotica unità di misura: il kN.

Il fulcro della protezione ruota intorno ai valori di chilonewton che il dispositivo riesce ad assorbire o meglio che riesce a non trasmettere al nostro corpo in caso di caduta. Semplificando, possiamo parlare di chilogrammi al centimetro quadrato (kg/cm²), quindi, i nostri 24 kN diventano 2,5 chilogrammi di pressione per centimetro quadrato (kg/cm²). Questo valore soglia indicato nei dispositivi di livello 1, come massimo valore singolo che il dispositivo può trasmettere, è la conseguenza della forza massima che la nostra colonna vertebrale può sopportare oltre il quale va incontro a frattura. In particolare, la forza massima che la colonna vertebrale sopporta è di 4 kg/cm², di conseguenza il dispositivo di sicurezza è dimensionato in relazione a questo valore con l’ottica di stare il più lontano possibile da questo valore.

Appurato cosa vogliono dire questi numeri, prendiamo in considerazione alcuni elementi fondamentali per scegliere il paraschiena più adatto alle nostre esigenze.

Come abbiamo detto minori sono i valori di kN, indicati sull’etichetta, maggiore sarà la capacità di assorbimento della forza d’impatto. Questo si traduce in una maggiore protezione in caso di caduta a velocità sostenuta. Ma non è soltanto una questione di velocità, la forza dell’impatto non dipende soltanto da questo parametro.

Infatti, la forza d’impatto trasmessa durante una caduta varia anche in relazione alla superficie d’impatto. Nevi più dure, superfici poco pendenti, o contro ostacoli rigidi come alberi o altri sciatori, fanno aumentare anche di molto la forza d’impatto (che poi altro non è che una pressione esercitata sul nostro corpo). Valutare di acquistare un paraschiena di livello 2 è consigliato anche per chi non è un campione di superG.

Come è fatto

In generale, un paraschiena è composto da un involucro esterno che si adatta alla conformazione della schiena, un’anima interna rigida che si deforma in caso d’impatto e un rivestimento interno morbido e confortevole.

Strati interni del paraschiena. Nella foto paraschiena KOMPERDELL Race

Tipologie

Ne esistono di rigidi e di flessibili da indossare come gilet o con le bretelle. Ciò che è importante è sceglierlo della propria taglia per evitare l’inconveniente che si muova durante l’attività nel caso in cui sia troppo grande, o che non vada a proteggere tutta la schiena nel caso opposto. Ne esistono modelli specifici per uomo e donna che seguono la diversa anatomia per garantire non soltanto un miglior confort, ma anche una migliore protezione. La tipologia di protezione può essere a guscio duro (polipropilene o policarbonato): questi sono formati da pannelli rigidi collegati fra loro da una schiuma morbida (solitamente EVA), per loro natura questi paraschiena sono più pesanti rispetto ai softshell.

I paraschiena softshell sono realizzati con schiume morbide (EVA o vpd) che, talvolta, su alcuni modelli limitano il livello di protezione, per sopperire a questo troviamo inseriti in kevlar per aumentare la protezione.

Paraschiena con bretelle e protezione estesa fino al coccige. Nella foto paraschiena KOMPERDELL Race

Cosa guardare in un paraschiena

Come potete immaginare la prima cosa da guardare è l’etichetta: premettendo che tutto quello che c’è in commercio come dispositivo di sicurezza è per forza omologato e quindi rispetta la normativa, è comunque fondamentale in questo caso leggere attentamente l’etichetta per capire quale livello di protezione garantisce il dispositivo (livello 1 o 2). Sempre sull’etichette solitamente dovrebbero essere indicati i nostri ormai noti kN, e ricordate, più bassi sono più il dispositivo è protettivo. Scelto il livello di protezione, in relazione alle proprie esigenze, si procede con la taglia. Il paraschiena va indossato sopra un intimo leggero e non sopra pile o altri capi che potrebbero comprometterne la solidità con il corpo e spostarsi in caso di caduta non garantendo la protezione adeguata. Il paraschiena deve essere quindi avvolgente e seguire la colonna vertebrale nella sua interezza, alcuni modelli hanno anche la protezione per il coccige (a mio avviso da preferire). Importante è anche verificare la traspirazione, altrimenti vi ritroverete con la schiena fradicia dopo un paio di discese. Il rischio di concentrare la scelta soltanto sul livello di protezione, trascurando vestibilità e traspirabilità, in poche parole comfort di utilizzo, è quello di ritrovarsi a metà stagione a sciare senza paraschiena perché scomodo e poco piacevole da indossare. Quando dovrete sceglierne uno considerate il fatto che dovrà essere indossato per tutta la giornata.

Un po’ di numeri

Chi è pratico di motoGP saprà che la caduta più pericolosa che i piloti possono andare incontro è l’highside. Questo tipo di caduta esiste anche nel mondo dello sci e in buona sostanza lo sciatore viene sbalzato in aria per poi cadere violentemente a terra. Una seconda dinamica pericolosa si verifica quando lo sciatore inizia a rotolare in seguito ad una scivolata ad alta velocità.

Se vogliamo parlare di numeri dobbiamo scomodare la caduta di Matthias Mayer in Val Gardena durante la coppa del Mondo del 2015. In quell’occasione indossava un dispositivo paraschiena della Dainese il D-Air SKI, questo offre la miglior vestibilità possibile essendo un airbag che si gonfia esclusivamente in caso di caduta del tipo descritto prima dove le accelerazioni diventano importanti. Questa tecnologia prevede dei sensori ed un software in grado di rilevare questi picchi di accelerazioni causati dalla perdita di controllo, in pratica quando si verifica una caduta. Una piccola bomboletta di gas si va così ad attivare per gonfiare l’airbag che fungerà da protezione all’impatto.

In quell’occasione Matthias Mayer si trovava a 109 km/h e l’accelerazione raggiunta fu di 13 G (13 volte quella di gravità) i dottori che seguirono Mayer dichiararono che i danni furono limitati molto probabilmente grazie a questo dispositivo.

Da allora quel tipo di dispositivo viene utilizzato da circa 1/3 dei campioni di sci.

A conti fatti che siate discesisti incalliti o amanti della elegante sciata lenta e controllata è arrivato il momento di mettere al sicuro la schiena per godersi al meglio le belle giornate sulle piste da sci.


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