Il weekend di Coppa del Mondo appena andato in archivio non è stato uno qualunque. È stato uno di quelli che rimettono le cose in prospettiva, che obbligano a rallentare il racconto dell’attualità per coglierne il significato più profondo.
A St. Moritz, sulla Corviglia dei Mondiali 2017, le donne hanno affrontato due discese libere e un SuperG; a Val d’Isère, sulla severissima Face de Bellevarde, gli uomini si sono misurati con gigante e slalom.
Ma il punto di partenza non può che essere uno solo.

Femminile – St. Moritz: Lindsey Vonn riscrive il tempo
41 anni.
Un numero che, nello sci alpino moderno, dovrebbe segnare la fine. E invece diventa l’inizio di una delle pagine più clamorose degli ultimi anni.
Il suo ritorno alla vittoria a St. Moritz non è figlio dell’occasione, né di una gara “venuta bene”. È una vittoria dominante, costruita con una sciata possente, precisa, fisicamente impressionante. I distacchi inflitti alle avversarie sono netti, quasi brutali, e raccontano una verità semplice: il tempo, per lei, sembra essersi fermato.

I cinque anni di stop non hanno lasciato tracce evidenti. Al contrario, Lindsay Vonn appare forte fisicamente, lucidissima tecnicamente, impeccabile nella gestione della linea. È una sciata matura, meno istintiva rispetto al passato, ma infinitamente più consapevole. Una lezione.
Sì, la concorrenza è ridotta: Gut assente, altre defezioni importanti. Ma il valore del risultato non si tocca. Questa vittoria resterà nella storia, punto. E inevitabilmente riporta il pensiero alle Olimpiadi di Cortina 2026. Lei ci pensa, eccome. Anche se ha già dichiarato che questo sarà il suo ultimo capitolo, perché “c’è altro oltre lo sci”.
Il valore di una grande storia
Il sodalizio Lindsay Vonn–Svindal si sta dimostrando perfetto oltre ogni aspettativa. Due fuoriclasse assoluti, di tecnica e di testa, che hanno saputo fondere il meglio di entrambi in una miscela esplosiva.
È una bella storia, di quelle che alzano il livello narrativo e sportivo dello sci odierno, restituendogli profondità e fascino.

GOGGIA Sofia (ITA)
Goggia: non perfetta, ma sempre presente
Dal canto suo Sofia Goggia c’è. Non è ancora la Goggia chirurgica e dominante delle giornate migliori, manca qualche dettaglio, qualche passaggio è meno pulito del solito. Ma la sostanza non cambia: spinge, ci crede, attacca.
Nella prima discesa resta ai piedi del podio, mentre nella seconda sale sul terzo gradino, proprio alle spalle dell’amica-rivale Lindsey Vonn, seconda dietro a una Emma Aicher ormai diventata una certezza assoluta.
La tedesca non sorprende più: è continua, stabile, affidabile, e sta costruendo risultati con una solidità che non lascia spazio a dubbi.

Laura Pirovano, segnali da atleta di prima fascia
Una menzione più che meritata va a Laura Pirovano, protagonista di due gare mature, sicure, da atleta “grande”.
Un 8° e un 6° posto che valgono molto più della singola classifica: sono risultati che danno spessore, costruiscono fiducia e aprono scenari interessanti anche in prospettiva futura.
SuperG femminile – St. Moritz: vince chi sente il terreno
Il SuperG di St. Moritz è stato una gara tecnica e selettiva, con meteo ideale ma un tracciato tutt’altro che semplice. Le ondulazioni del terreno hanno imposto sensibilità, tempismo e “piede”, rendendo decisiva la gestione dell’ingresso ai salti. Chi ha sbagliato linea ha pagato caro: Sofia Goggia ha forse lasciato li quei centesimi per la vittoria, mentre Asja Zenere è uscita proprio per un atterraggio fuori traiettoria.
A vincere è la potenza spavalda di Alice Robinson, al primo successo in SuperG, davanti alla precisione efficace di Romane Miradoli. Terza Goggia, che sale sul podio grazie a grinta e determinazione, pur senza una prova perfetta.

Lindsey Vonn chiude quarta e completa un weekend memorabile: vittoria nella prima discesa, secondo posto nella seconda e un SuperG da protagonista. Una rinascita piena.
Per l’Italia segnali positivi: fuori Zenere, ma Elena Curtoni sesta e Laura Pirovano ottava, entrambe competitive e in crescita.
Nota anche per Mikaela Shiffrin, al rientro in SuperG: prudente e precisa, manca l’ultima porta dopo un errore sul dosso finale, ma il livello sta tornando rapidamente.
Gigante maschile – Val d’Isère: la Face de Bellevarde detta legge
Il gigante maschile di Val d’Isère, sulla mitica Face de Bellevarde, conferma tutto ciò che questa pista rappresenta: pendenze importanti, ritmo spezzato, spazi ridotti e continue correzioni di linea.
Una gara mai semplice, spesso spettacolare, ma anche tecnicamente logorante per molti atleti.
Arriva una tripletta svizzera, con il favorito Marco Odermatt “solo” terzo, battuto da un Loïc Meillard vincitore davanti ad Aerni, forse il meno atteso del trio.
È una gara ricca di colpi di scena, dove vince chi riesce a trovare soluzioni estemporanee efficaci, più che chi impone uno sci scolastico e pulito.

Nel complesso resta una prova che lascia sempre una sensazione di incompiuto, con atleti spesso in difficoltà nell’interpretare fino in fondo il tracciato. Ma è proprio questo il senso della Face: le difficoltà esaltano chi riesce a leggerle davvero.
Vinatzer cresce, anche sbagliando
Alex Vinatzer prosegue la sua striscia positiva. Nella seconda manche perde qualche posizione, complice qualche errore di troppo, soprattutto nella gestione del drifting: una manovra che qui usano in molti, ma che nel suo caso resta sempre un po’ troppo accentuata.
Chiude 8°, ma soprattutto allunga la serie di top ten, un segnale importante in vista dell’orizzonte olimpico. La direzione è quella giusta.

Photo: Pier Marco Tacca/Pentaphoto
Azzurri: giornata a due facce
Giornata difficile per De Aliprandini, apparso in affanno e lontano dalla miglior interpretazione: 26° posto che non rispecchia il suo reale potenziale.
Più solido invece Filippo Della Vite, che centra un buon 15° posto, risultato che dà continuità e fiducia.
Slalom maschile – Val d’Isère: Vinatzer e Sala, la Norvegia comanda
Lo slalom sulla Face de Bellevarde regala segnali molto incoraggianti in casa azzurra. Alex Vinatzer firma una gara di spessore, con una seconda manche straordinaria che lo porta dal 26° al 4° posto finale. Le qualità non sono mai state in discussione; resta la difficoltà di mettere insieme due manche complete ad altissimo livello. Oggi prima prova opaca, ma poi solidità, progressione e grande intelligenza tattica: un passo avanti importante.

Del clima positivo beneficia anche Tommaso Sala, nono nella prima manche, capace di tenere e addirittura recuperare fino al 7° posto finale. Prova di grande regolarità e caparbietà su una pista insidiosa, che conferma la sua affidabilità nel contesto di Coppa.
Davanti domina la Norvegia, con Timon Haugan vincitore grazie a una prova completa e veloce in ogni settore. Secondo Loïc Meillard, che da Val d’Isère esce con una vittoria in gigante e questo secondo posto in slalom. Terzo Henrik Kristoffersen, al 99° podio in carriera, sempre presente quando conta.
Opinione Outdoortest
Questo weekend racconta uno sci che vive di contrasti: leggende che tornano a vincere, nuove certezze che si consolidano, atleti in crescita che iniziano a bussare con continuità.
Il percorso verso Cortina 2026 non è più un’idea astratta: i segnali sono concreti, visibili, misurabili.
