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Esiste davvero l’impatto zero?

Consigli pratici su come valutare e mitigare il proprio impatto sulla montagna

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Esiste davvero l’impatto zero? In altre parole, è davvero possibile andare in montagna senza lasciare assolutamente nessuna traccia del proprio passaggio? Si sente spesso parlare di pratiche a impatto zero, o Leave no Trace, e di come sia buona regola non lasciare traccia del proprio passaggio in montagna, o in qualsiasi altro ambiente naturale. Ma è davvero un obiettivo realistico? Vediamo insieme alcuni consigli pratici.

Leave no trace
Cartello che invita a non lasciare rifiuti in montagna. Ph. Cam Bradford su Unsplash

Impatto zero: esiste davvero?

Non lasciare assolutamente nessuna traccia sull’ambiente naturale che visitiamo è impossibile e, forse, non è neanche auspicabile. L’unico modo per non lasciare traccia sarebbe, infatti, non visitare quell’ambiente ma questa, nella maggior parte dei casi, non sarebbe una soluzione realistica per vari motivi. Detto ciò, è sicuramente importante praticare i principi del Leave no Trace e cercare di lasciare meno segni possibili del nostro passaggio sui sentieri, ma è altrettanto importante accettare e rendersi conto del fatto che inevitabilmente lasceremo una traccia. Noi esseri umani facciamo parte degli spazi naturali che ci circondano, anche se se a volte ce ne dimentichiamo, e se vogliamo continuare a coltivare la nostra relazione con questi spazi naturali continueremo ad avere un impatto. E allora forse, invece che chiederci se l’impatto zero esiste davvero, la domanda che dovremmo porci è: qual è il mio impatto sulla montagna e quali sono le sue conseguenze? Sono conseguenze accettabili? Se la risposta è si va tutto bene, fa parte del piano, ma quando queste conseguenze diventano inaccettabili allora lì è il caso di fermarsi. In altre parole, continuiamo ad andare in montagna ma facciamolo nel modo più consapevole possibile.

Leave no trace
Spazzatura nel bosco. Ph. Marco Furioso su Unsplash

Consigli pratici per minimizzare il proprio impatto in montagna

Il Leave No Trace Centre for Outdoor Ethics, un’organizzazione che punta a educare tutte le persone che lavorano o passano il proprio tempo libero all’aperto, ha stilato una lista di sette principi fondamentali per avere il minimo impatto possibile sull’ambiente circostante. Partendo proprio da questi principi, che sono importanti ma non esaustivi, vediamo insieme alcuni consigli pratici per minimizzare il nostro impatto.

  • Prima di tutto pianifica e prepara la tua uscita. Questo significa studiare il percorso, conoscere le proprie limitazioni e le proprie capacità così come quelle del gruppo, avere con se l’attrezzatura adatta e necessaria. Ma anche conoscere il proprio impatto, appunto, per poter decidere se quello che andremo fare sia accettabile oppure no;
  • Cammina e pianta la tenda su superfici poco sensibili. E quindi, quando possibile, cammina sui sentieri evitando di crearne di nuovi o di allargare quelli già esistenti, anche se questo significa camminare su terreno roccioso e “scomodo” (ricorda che sei in montagna!) invece che su terreno più morbido. Se decidi di passare la notte in tenda, scegli una zona destinata a questa attività oppure un terreno resistente all’usura, riducendo il più possibile la superficie utilizzata. Questo aiuterà a proteggere la flora;
Segnaletica. Ph. Cecilia Mariani
  • Smaltisci i rifiuti in modo corretto o, ancora meglio, porta con te il minor numero di potenziali rifiuti possibile. Questo vuol dire pianificare i pasti in modo di avere con se lo stretto necessario e non creare sprechi, o ancora utilizzare sacchetti riutilizzabili per trasportare il cibo invece che le confezioni originali usa e getta. Ma se questi accorgimenti possono sembrare relativamente scontati, altri magari non lo sono altrettanto. Ad esempio, se dobbiamo lavare un piatto o una pentola è importante farlo lontano da fonti d’acqua, per evitare di inquinarle con resti di cibo. O ancora, se vogliamo lavarci col sapone (meglio se biodegradabile), evitare che questo finisca nei corsi d’acqua;
  • Lascia ciò che trovi, compresi quei fiori che starebbero così bene sul tuo balcone o quelle rocce che potrebbero addobbare le mensole di camera tua;
  • Minimizza l’impatto dei fuochi o, meglio ancora, non fare fuochi. Sappiamo tutti che il fuoco fa scena ma si può tranquillamente evitare senza compromettere né il successo né la qualità della nostra uscita. Un fornelletto da campeggio per cucinare e una torcia frontale per illuminare sono più che sufficienti;
  • Rispetta flora e fauna selvatiche. Questo, come già detto, include camminare sui sentieri e non raccogliere i fiori. Ma anche mantenere i rumori al minimo per non disturbare la fauna o non lasciare scarti organici per terra per evitare che vengano mangiati dagli animali. In caso di un incontro con la fauna selvatica, non avvicinarsi o disturbare in nessun modo;
  • Sii rispettoso degli altri.
Notte in tenda
Notte in tenda in un’area per il campeggio. Ph. Cecilia Mariani

Altri consigli utili

Ci sono tante altre cose che si possono mettere in pratica per minimizzare il proprio impatto in montagna, cose che vanno oltre i sette principi sopra elencati. Una cosa fondamentale, ad esempio, è parlarne con i compagni di escursione e con le persone che incontriamo durante la giornata. Per esperienza personale, la maggior parte delle persone che lascia rifiuti in montagna o cammina fuori dai sentieri, per esempio, lo fa perché ignora che siano atteggiamenti dannosi per l’ambiente. Ad esempio, chi è convinto che lasciare rifiuti organici per terra non sia dannoso, ne è convinto perché pensa sinceramente che tali rifiuti possano decomporsi e scomparire. Lo fa quindi per una mancanza di informazioni corrette o complete. Perché è vero che una buccia di banana si decompone, ma in quanto tempo? E se tutti lasciassero una buccia di banana per terra, come si trasformerebbero i sentieri? Diventerebbero una discarica a cielo aperto, di certo non piacevoli da vedere. Per questo è importante condividere fra di noi le informazioni corrette e, soprattutto, confrontarsi e discutere del perché sia giusto un determinato comportamento o meno.

Altro modo per impattare il meno possibile è scegliere accuratamente dove andremo a camminare. Se una zona è notoriamente affollata forse è meglio non frequentarla, o frequentarla nei periodi di minore affluenza, per ridurre così l’impatto già alto in quella zona. Penso alle Tre Cime di Lavaredo, prese d’assalto ogni estate da escursionisti e non, o altre zone delle Dolomiti.

Siccità in montagna
Il Rifugio Locatelli alle Tre Cime di Lavaredo, Trentino-Alto Adige. Ph. Cecilia Mariani

Da ultimo, affidarsi a una guida, un accompagnatore o semplicemente qualcuno che conosce la montagna meglio di noi potrebbe essere un buon modo per imparare quei piccoli accorgimenti da metter in atto e minimizzare il proprio impatto sull’ambiente.

Conclusioni

Queste sono solo alcune idee pratiche per invitare il lettore a pensare al problema e cercare di minimizzarlo, per quanto possibile, con le proprie azioni quotidiane. Spero che queste idee possano incentivare una consapevole frequentazione degli spazi naturali, perché è sviluppando una connessione personale con l’ambiente che saremo più propensi a prendercene cura.

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